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A Serravalle una serata culturale con il Carnevale

William Bonandin è stato il conduttore della “Serata Culturale” del Carnevale di Serravalle, giunta alla terza edizione, che quest’anno, dopo la prima dedicata alla Brusca e la successiva incentrata sull’indimenticabile Mugiun Ferruccio Mazzone, ha scelto come tema la storia del Carnevale e le caratteristiche peculiari di quello di Serravalle, ricco di tradizioni originali.

Il nuovo Presidente del Comitato Carnevale, Daniele Bovolenta, ha confermato la sua disponibilità ed è stato la voce narrante con Gustavo Ferrara, lo storico del Carnevale, al quale anni fa aveva dedicato una corposa pubblicazione stesa a quattro mani con Rossano Biglia.

Il teatro di Serravalle era gremito di pubblico, mentre le prime file erano riservate ai personaggi mascherati, con al centro Marcantonio, la Cecca e il Gran Ciambellano, la cui gradita presenza ricorda i “gemellaggi” dei Carnevaloni di un tempo. Nell’atrio del teatro erano esposti i disegni dei bambini delle scuole di Serravalle che hanno raccontato il “loro” Carnevale.

Il Sindaco, Massimo Basso, ha ricordato come il Carnevale rappresenti sempre un gioioso momento di unione: “Questa serata, dedicata alle tradizioni vi fa onore, perché concretizza la necessità di fermarsi ogni tanto per riflettere su questo nostro paese che come l’Italia e l’Europa sta vivendo un periodo di forte crisi, ma anche sulle Persone che hanno contribuito a farlo crescere, alle quali dobbiamo dimostrare di saper costruire il futuro: uno vale sempre uno, tutti insieme siamo un bellissimo Paese, con un suo ruolo riconosciuto in Valsesia e non solo”. “In questi tre anni a Serravalle ho riscoperto antiche tradizioni, abbiamo lavorato insieme per la nostra Serravalle”: questa nuova vitalità di Serravalle è stata confermata dal Parroco, Don Ambrogio, che fa anche parte della Pro Loco e partecipa attivamente alla vita del Paese.

Durante il Carnevale i ruoli sociali si capovolgono: dicevano i romani: “Semel in anno licet insanire”, Goldoni scrisse: “Una delle ultime sere di Carnovale”, considerata la commedia dell’addio a Venezia, infatti era stata rappresentata la sera del 16 febbraio 1762, in piena stagione di carnevale, poco prima che il commediografo veneziano partisse per Parigi. Ferrara ha ricordato l’inventore dei coriandoli e delle stelle filanti, quel tal cavalier Enrico Mangili, proprietario di una stamperia di tessuti a Crescenzago, che rivive in ogni sorriso dei bambini, i veri protagonisti del Carnevale.

La parte centrale della serata è stata dedicata al Carnevale Serravallese e ai suoi protagonisti: Mugiun e Mugiun-a, Badich e Maria Catlin-a, Lantarnun e Lum, Nobili di Vintebbio.

Le maschere incarnano pregi e difetti della Comunità, dai primi abitatori del nuovo borgofranco, creato dal Comune di Vercelli nel 1255, alle maschere di Bornate che a cavallo dell’anno Mille, una sera di Martedì Grasso scendendo da Bornate a Naula per la tradizionale veglia, furono attirate da un chiarore che illuminava la roccia dove Euseo aveva il suo abituro, giunti nelle vicinanze scorsero tre candidi gigli sbocciati dalle neve e all’interno della grotta Euseo morto, ancora in atteggiamento di preghiera. Le maschere ne vegliarono il corpo fino al mattino. Ben presto Euseo fu proclamato Beato e poi Santo. Da allora sono passati secoli, ma per i Serravallesi è sempre considerato un Santo speciale, al quale si rivolsero anche nel momento più tragico per la storia di Serravalle: il 6 febbraio 1944 avrebbe potuto essere l’ultimo giorno di esistenza del paese, i nazifascisti avevano minacciato di incendiarlo per rappresaglia, ma per intercessione del Santo ciò non avvenne. Ogni anno la domenica di Carnevale le maschere vanno a messa nel Santuario come segno di ringraziamento, mentre il Carnevale bornatese si protrae per una settimana dopo gli altri, perché era stato sospeso in omaggio alla morte di Euseo.

Il Mugiun Paolo Sassi ha sottolineato che: “Far Carnevale vuol dire stare insieme, senza distinzione di ceto, di colore politico, di etnia, è un messaggio di pace e di fraternità”.

Tra le tradizioni carnevalesche particolare rilievo ha la fagiolata: in una foto storica del 1898 si intravedevano le venti caldere che sobbollivano sotto i portici delle sorelle Zaco. Una tradizione solo serravallese era quella del Gir dal Pais, un tour enogastronomico che prevedeva le sette tappe canoniche: antipasti, primi, secondi, dolce, caffè e pusa-cafè, con in testa la PVM, Postazione Vinicola Mobile, per assicurare l’idratazione alcolica.

In una serata di festa non poteva mancare la musica: i Cabarettanti al completo, dei quali fa parte il serravallese Nino Bonaccorso, che hanno proposto brani musicali collegati al Carnevale, ma anche alla storia del paese, da “E ven la sèira Signor”, musicata sulle parole della poesia di Ferruccio Mazzone a l’Oca della poesia di Angelo Biglia. Il ricordo dell’anima dei Cabarettanti, Daniele Curri, è stato lanciato come una stella filante, affettuosa e coinvolgente.

Con il progredire della serata si affollavano nuovi ricordi, come quello delle “Tartarughe”: Aldo Bevilacqua, Nanni Arlone e Nelis Vergagni, che con lentezza quasi sacrale pulivano le verdure per la fagiolata, per cuocerla piano piano nei pentoloni, rigirandola perché non “attaccasse”, mentre erano prontissimi per veglie e sfilate. A Nanni, ultranovantenne, vengono ancora oggi chiesti consigli per la trippa e la fagiolata.

Sono state consegnate targhe di ringraziamento all’ex Presidente Giancarlo Lanno, a Gustavo Ferrara, che dedica tempo e passione nel ricercare le notizie storiche e cucirle in una “sceneggiatura” compatta, che faccia da ossatura alla serata e offre a tutti qualche conoscenza in più sul Carnevale, per continuare ad amarlo e a farlo crescere. Dopo l’omaggio di un mazzo di fiori per la Signora Matilde, sulle note di “Seraval che pais”, si è conclusa la serata, divertente e piena di sorprese.

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